Monte Roberto – La terra, gli uomini e i giorni

Conoscere la propria storia risponde al desiderio di scoprire vicende più o meno “gloriose”, ormai forse dimenticate, soprattutto è una scoperta di quel vissuto umano che ha costituito l’intreccio quotidiano delle generazioni che ci hanno preceduto. E questo non per riproporre nostalgici rimpianti, ma per recuperare una “cultura” che ci appartiene, al fine di meglio capire l’oggi di una comunità in una doverosa proiezione verso il domani. Sono queste le direttrici fondamentali tenute presenti nella redazione di questa “storia” di Monte Roberto.


Fonte indispensabile è stata la lettura di una cinquantina di grossi volumi manoscritti dell’Archivio Storico Comunale: unici purtroppo rimasti di un ricchissimo archivio andato distrutto in decenni lontani. Da queste carte ingiallite e polverose (catasti, consigli, bollettini di pagamento, minute di lettere, trasatti ecc.), ha preso corpo lo spaccato della vita di una piccola comunità alla presa con i problemi di ogni giorno: il pane, l’acqua, il lavoro duro dei campi, la scuola, la sanità, la viabilità, i rapporti con Jesi e il contado, le espressioni della fede ecc., secoli di storia che hanno lasciato tracce significative.
Il lavoro ha cercato di non ripetere quanto già autorevolmente detto da altri, ha tenuto presente i risultati delle ricerche ed il contesto storico della Vallesina peraltro già magistralmente delineato da Costantino Urieli. Si è dato spazio alla “microstoria” della comunità, mettendo in evidenza il “quotidiano”, i centri di interesse monumentale (gli edifici civili e religiosi) e il suo sviluppo a valle.
Parametro fondamentale è stato quello della fedeltà alle fonti storiche e ai documenti. La monografia non si è proposta di dire tutto, né ha avuto la pretesa di farlo, altri potranno correggere, potranno e dovranno continuare la ricerca, quanto si è detto ci sembra però fondato e giustificato.Credo che ritrovare le proprie radici sia non solo un hobby o un segno di curiosità più o meno culturale, ma un modo per instaurare un rapporto nuovo con la gente e con la propria terra. Volere la “storia” del paese non è la riedizione di un vecchio municipalismo ormai superato o un rifugiarsi nel passato chiudendo occhi sul presente e quello che sarebbe più grave senza alcun progetto per il futuro.

La fedeltà alle proprie radici è anche fedeltà alle testimonianze storiche oltre che rispetto verso coloro che tali testimonianze hanno lasciato: esperienze certamente non riproponibili la cui ricchezza di umanità è però segno indelebile, fonte di ammirazione e non disprezzabile termine di confronto.
(1995) Riccardo Ceccarelli