104 5.4. I FRATICELLI IN VALLESINA

Nel 1466 durante l’ultimo processo tenuto a Roma contro i Fraticelli, Francesco da Maiolati racconta che i ragazzi sia di Monte Roberto che di Castelplanio erano soliti insultarsi dicendo: “Tu sei nato dal barilotto” e a vicenda tirarsi delle pietre.
Non era affatto un complimento quello che si rivolgevano, facevano infatti riferimento ad un rito attribuito ai Fraticelli (unione sessuale promiscua e sacrificio rituale dei bambini concepiti in quelle occasioni) da diversi decenni presenti in Vallesina, specialmente nei castelli di Massaccio (Cupramontana) Maiolati, Mergo, Poggio Cupro, Belvedere, Castelbellino.
Il rito, “barilotto”, “barilozza” o “barlozza”, richiamava “il barlozzo”, il rudere del serbatoio dell’acquedotto romano che riforniva l’antica Cupra Montana e al cui interno la tradizione collocava la celebrazione del rito stesso o quanto meno da quel luogo traeva nome.
I Fraticelli, chiamati anche “Frati della povera vita”, “Bizzocchi” o `Beghini”, o anche “Fraticelli dell’opinione”, erano francescani spirituali che ritenevano la povertà sull’esempio di San Francesco d’Assisi, condizione assoluta per essere cristiani e per essere nella vera Chiesa: erano quindi “dell’opinione” che il papa Giovanni XXII (1316-1334) ed i successori avessero insegnato eresia in merito alla povertà di Cristo e degli Apostoli.
Si ritenevano, essi soli, di formare la vera Chiesa e rifiutavano di esser chiamati eretici. Non accettando la giurisdizione dei pontefici, furono da questi perseguitati. Il loro movimento si diffuse in Italia, in Sicilia, in Provenza, in Grecia e perfino in Persia e tracce se ne trovano in Boemia e in Catalogna.
In Italia la loro presenza fu particolarmente attiva dal 1317 al 1466, favorita dall’assenza del papa dall’Italia (era in Avignone), dalle controversie dei comuni con la Chiesa e dallo scisma d’Occidente (1378-1417). Tutta l’Italia Centrale, Lazio, Toscana e Umbria, e le Marche, in special modo la Vallesina, furono interessate alla loro attività. Proprio nelle Marche la setta dei fraticelli aveva avuto la sua origine ed il suo centro d’irradiazione, nata com’era dalla dissidenza di fra Angelo Clareno (Angelo da Chiarino, Recanati o Fossombrone), morto nel 1337.
Nelle Marche si fanno notare nel secondo decennio del Quattrocento dopo il silenzio del periodo dello scisma, durante il quale, negatori dell’autorità della Chiesa qual’erano, si trovarono indirettamente protetti: solo di due processi, dal 1367 al 1420, ci è giunta memoria. Vengono di nuovo presi di mira nel contesto deIla riaffermazione dell’autorità del papa sulle città della regione: arresti, confisca dei beni, condanne pecuniarie, esecuzioni per traditori e ribelli.
La lotta contro i Fraticelli è condotta dall’inquisitore, il francescano Giovanni da Capestrano, affiancato dal confratello Giacomo della Marca, l’autore, qualche decennio più tardi, del “Diaologus contra Fraticellos”, un documento che ne metterà in forse, agli inizi del Settecento, la proclamazione a santo.
Nel giugno 1428 papa Martino V ordinava al Rettore della Marca, Astorgio degli Agnesi vescovo di Ancona, la distruzione del castello di Maiolati: un’azione punitiva che doveva servire come esempio e deterrente per gli eretici degli altri castelli. Maiolati fu così rasa al suolo ed i superstiti si rifugiarono nei paesi vicini, solo dopo due anni fu permesso di ricostruire, e dopo precise garanzie, il piccolo centro, senza però le mura, realizzate più tardi. Perché proprio Maiolati? Quasi certamente perché a Maiolati la setta dei Fraticelli aveva un più largo numero di aderenti con una loro chiesa ed una loro organizzazione gerarchica.
Ai Fraticelli, che lo fecero forse per vendetta, è imputato l’anno dopo, nel 1429, l’uccisione del Beato Angelo da Massaccio, monaco nel vicino monastero camaldolese di S. Maria in Serra.
Nonostante la dura persecuzione subita, i Fraticelli, negli anni Quaranta, tornarono a farsi vivi a Massaccio, Maiolati, Poggio Cupro, Mergo, Jesi e Belvedere: nel 1449 a Fabriano nel mese di novembre-dicembre vengono condannati al rogo e giustiziati una decina di Fraticelli.
Nei centocinquant’anni che durò la repressione contro di loro, vi furono nell’Italia centrale, a carico di Fraticelli da essa provenienti 32 processi; la documentazione rimastaci è frammentaria e scarsa, la quasi totalità degli atti processuali è andata perduta. Rimangono una cinquantina di “bolle” papali e quanto mio scritto su di loro, i “vincitori” o coloro che hanno raccolto dicerie e voci.
Nel processo del 1466 che vide imputati tra gli altri Francesco Tommaso di Angelo da Maiolati, Gaspare da Mergo e Nicola da Massaccio, non sembra siano seguite esecuzioni capitali.
A Monte Roberto, vicinissimo a Maiolati, non erano sconosciute queste vicende tanto che si può ipotizzare una presenza dei Fraticelli in paese o nel suo territorio, considerato che anche Castelbellino non ne fu immune: ad aderenti alla setta dimoranti in Castelbellino furono confiscati dei beni nel 1425.
Quella del processo del 1466 fu l’ultima apparizione dei Fraticelli che la storia ricordi.
Il capitolo del fraticellismo e della sua repressione non fu proprio esaltante: alle originarie e nobili istanze, quali quella della povertà si frammischiarono momenti di miseria: non tutti gli storici però sono disposti ad accettare le testimonianze relative alle degenerazioni morali dei Fraticelli.
Discutibile la loro eresia, anche se agli occhi dei contemporanei era tale: erano questioni più di disciplina che di ortodossia. La loro persecuzione fu determinata più da una situazione politica che religiosa: le deviazioni religiose servivano a combattere con più successo gli avversari, il discredito morale era poi il sigillo di tutta l’operazione.17Per tutta la questione relativa ai Fraticelli: Urieli C., Jesi e suo Contado, vol. II, pp. 21-225. Mariano d’Alatri, Fraticellismo e inquisizione nell’Italia Centrale, in Picenum Seraphicum, anno XI, 1974, pp. 289-314. Annibaldi G., L’azione repressiva di Martino V contro i ribelli difesi ed i Fraticelli di Maiolati, Massaccio e Mergo, in Picenum Seraphicum, anno XI, 1974, pp. 405-430. Villani V., La vicenda dei “Fraticelli”, in V. Villani, C. Vernelli, R. Giacomini, Maiolati Spontini Vicende storiche di un castello della Vallesina, Maiolati Spontini 1990, pp. 205-258.
Basili Orietta, La religiosità popolare nell’Italia Centrale durante il Medioevo: il movimento dei Fraticelli nelle Marche dei secc. XIII-XV Tesi di Laurea, Università di Bologna, anno accademico 1991-1992.
Accrocca Felice, Angelo Clareno. Seguire Cristo povero e crocifisso, Ed. Messaggero, Padova Ceccarelli Riccardo, a cura di, I “Fraticelli” santi o eretici?, Atti del Convegno, Cupra Montana 3 ottobre 1997, Cupra Montana 1998.
Grégoire Réginald, a cura di, I “Fraticelli” di Maiolati: società ed eresia nel tardo medioevo, Prima giornata di studio, Maiolati Spontini 5 novembre 2005, Comune di Maiolati Spontini

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