La sepoltura dei defunti ed il loro ricordo, a motivo della fede nella vita dopo la morte e nella risurrezione, furono sempre tenuti dai cristiani in speciale: onore. Così dai primi tempi del cristianesimo dopo che nelle chiese ‘venivano inumati vescovi, sacerdoti ed anche laici di particolare virtù., invalse la consuetudine di’ seppellire indistintamente nel sottosuolo delle stesse chiese tutti i fedeli. 197 Decretum Gratiani, par. II, causa XIII, quaestio II, capitulum XVIII (ed. Romae, In aedibus Populi Romani 1582, coll. 1383-1384). L’usanza durò fino al Sette-Ottocento; e non soltanto il sottosuolo delle chiese ma anche le immediate loro vicinanze accoglievano le salme. A Monte Roberto nel Seicento si seppelliva nella chiesa parrocchiale di S. Silvestro e “sotto la muraglia della chiesa”, dove un’apertura permetteva di entrare in vani sotterranei e non era raro il caso che detta apertura rimanesse senza protezione e facilitasse l’entrata di animali di qualsiasi genere, compresi i maiali che giravano liberi per il paese. Nel 1681 si cerca di ovviare proteggendo l’apertura con paletti di legno 198 ASCMR, Consigli (1676-1698), c. 72r, 14 dicembre 1681. che reggono ben poco se il vescovo mons. Alessandro Fedeli nel 1697 in visita pastorale trova il cimitero di nuovo aperto e senza riparo. 199 Urieli C., Archivio Diocesano – Visite Pastorali, ds., p. 77. Il vescovo vista l’indecenza della situazione ordina di riparare il cimitero e di farlo dove ‘è tradizione che sempre sia stato. 200 ASCMR, Consigli (1698-1711), c. 27r, 8 agosto 1700.Il nuovo pievano don Pier Francesco Sebastianelli, titolare della parrocchia dal 1701, pur tra qualche difficoltà iniziale 201 Ivi, c. 65v, 20 luglio 1704, cimitero ancora da terminare. riesce a portare avanti il progetto e a completarlo con l’aiuto determinante del Comune, attorno al 1710. 202 Ivi, cc.114 e 115v e seguenti non numerate, 31 agosto 1710. Nel 1744, al vescovo mons. Antonio Fonseca il cimitero appare “costruito con scrupolo e devozione” (“religiose constructum”). 203 Urieli C., op. cit., p. 206. Nella seconda metà del secolo severi provvedimenti legislativi cominciano a colpire questa consuetudine per gli ovvi motivi di ordine igienico: non poche sono le resistenze ed il tutto non si concretizza facilmente. La prima disposizione per costruire “cimiteri fuori dell’abitato” risale per le Marche e quindi per le nostre zone, al decreto del 1° marzo 1810 che recepiva il decreto reale del 5 settembre 1806 che a sua volta aveva esteso al Regno Cisalpino quanto Napoleone aveva deciso a Saint Cloud il 12 giugno 1804. Ancor prima del decreto del 1810, comunque, il Consiglio Comunale aveva previsto la spesa relativa per un progetto di un nuovo cimitero. 204 ASCMR, Consigli (1809-1827), p. 2, 8 novembre 1809. L’ordine del Prefetto qualche tempo dopo, in merito al cimitero, diventa tassativo e, secondo, le disposizioni superiori, si progetta un cimitero comune per Monte Roberto e Castelbellino in una zona equidistante tra i due paesi, in contrada Villa, ma il Consiglio Comunale nella seduta del 18 novembre 1811 la respingeva, sette voti contrari e cinque favorevoli, senza proporre un luogo alternativo 205 Ivi, p. 26. Norme alternative severe vengono emanate al ritorno del governo pontificio 206 cfr. circolare n. 9809 del 7 giugno 1817 della Delegazione di Ancona in ASCC, Editti Bandi Avvisi Circolari (1814-1817). ma al di là di progetti 207 ASCMR, Consigli (1809-1827), p. 105, 29 maggio 1817. e di lavori appena iniziati 208 ASCMR, Sindacati (1790-1817), c. 131v. o di luoghi trovati inidonei, 209 ASCMR, Consigli (1809-1827), pp. 121-122, 8 settembre 1817. si continua a tumulare nella chiesa parrocchiale, dove si sono ripulite le fosse per il gran fetore; si tumula nella Chiesa Nuova fuori paese 210 Ivi, pp. 92-94, 8 marzo 1817. e in un piccolo “cimitero” di proprietà comunale ubicato nel “borgo” di fronte all’imbocco dell’attuale via XXIV Maggio. Respinto il progetto per ben due volte, 1’11 giugno e il 13 agosto 1820, di fare il cimitero in contrada Olivella, non lontano dalla Fonte del Crocifisso e dell’omonima edicola 211 Ivi, p. 177., si ripiega su un luogo più in alto lungo la strada che conduce a Maiolati; la nuova ubicazione ha l’approvazione il 19 settembre: il cimitero sarà finanziato con il denaro che lo Stato deve restituire al comune per le somministrazioni date agli Austriaci durante il blocco di Ancona nel 1815. 212 Ivi p. 189. Per vedere realizzato comunque il cimitero in questo luogo bisogna attendere però quasi cinquant’anni, i soldi promessi infatti non dovrebbero essere arrivati ed il cimitero non venne fatto, anzi nel 1838 si approva il progetto di un cimitero nei pressi della Chiesa Nuova o di S. Maria della Pietà 213 ASCMR, Consigli (1829-1839), 29 luglio 1838. dove effettivamente già si tumula e più si tumulerà nel 1855, quale cimitero provvisorio, in occasione dell’epidemia di colera. L’attuale cimitero quello definitivo dopo decenni di discussioni e progetti, fu deliberato il 27 giugno 1865 e la progettazione affidata all’architetto jesino Ciriaco Santini che la presentò nel novembre dell’anno dopo. Il luogo previsto era quello individuato nel 1820; la spesa prevista dal Santini ammontava a 9.684,02 impossibile però da sostenersi da parte del Comune che la volle ridotta a £. 5.000 circa, “compresa l’occupazione del suolo e compreso il materiale disponibile dal vecchio cimitero” 214 ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1866-1876), pp. 25-26, 7 novembre 1866. L’architetto Santini ridusse il progetto e necessariamente la spesa e subito iniziarono i lavori di costruzione; nel maggio del 1867 erano già completate le mura di cinta, mancavano solo alcune rifiniture e la piccola chiesa che si vuole però costruita sul primitivo di disegno del Santini ritenuto “più decoroso”, la cappella fu comunque completata nel 1868. 215 Ivi,pp.80-82, 28 maggio 1867. Il nuovo cimitero pubblico viene visitato dal vescovo di Jesi card. Carlo Morichini il 17 maggio 1869 che impartisce “le solite disposizioni di sparare le sepolture degli uomini dalle donne e dai bambini”. 216 Urieli C., op. cit., p. 277. Se nel 1871 furono esumate le salme dal cimitero provvisorio accanto la Chiesa Nuova e nella chiesa stessa ormai in rovina, 217 ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1866-1876), p. 495, 25 maggio 1871. le salme sotto il pavimento della chiesa di S. Silvestro furono tolte agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento rifacendo poi il pavimento stesso. Una curiosità: ai lati della porta d’ingresso del cimitero e ai lati della porta della chiesa vi sono in rilievo (in ferro sull’ingresso e in cemento sulla chiesa) piccoli obelischi che rassomigliano all’obelisco (“gugliola” come la chiamano) in mattoni, ora accanto al cimitero di Pianello Vallesina, che concludeva un tempo il viale alberato che diramava dal lato sinistro di Villa Salvati. Sono con tutta probabilità i “segni” del sindaco Agabito Salvati, e della sua famiglia, sotto il cui mandato fu realizzato il cimitero. Lesionato dal terremoto del 1997, i lavori di consolidamento sismico e di ampliamento furono portati a termine nei primi mesi del 2004.