La produzione dell’olivo doveva essere sufficiente più per i padroni che per i contadini: ricordiamo che ai padroni ne andavano due terzi, tanto che quando mancava, non solo per i poveri ma forse anche per i piccoli proprietari, si comprava altrove, come nel novembre del 1800 quando fu acquistato a Cingoli al prezzo di 97 baiocchi e mezzo per ogni boccale. [22] ASCMR, Consigli (1794-1808) cc. 71-72, 23 novembre 1800. Ceccarelli Riccardo, Olivicoltura e frantoi nella Marca di Ancona, Provincia di Ancona, Ancona 2009. 4a edizione. Per l’olio accadeva spesso che, rivedendosi i prezzi ogni due mesi, commercianti senza scrupoli ne facessero incetta per poi, accresciuto il prezzo, rimetterlo in vendita alla nuova data ed evidentemente al nuovo prezzo incorrendo nelle ire del Governatore che tuttavia non sembravano incutere molto timore se la stessa disposizione veniva riproposta annualmente in ogni castello del contado. [23] A. Nocchi, R. Ceccarelli, op. cit., pp. 13-14.