83 4.3D IL TERREMOTO DI S. MARCO

“Nel dì 24 aprile 1741, circa le 15h 1/2 ital[iane], si sentì nella Marca una triplice scossa di terremoto per la quale Fabriano soffrì più di ogni altro paese, avendo i danni sorpassata la somma di scudi 100000: in quella tremenda congiuntura si ebbero 7 vittime, tre delle quali sotto le rovine della chiesa dei Cappuccini. Al replicar delle scosse nella chiesa di S. Venanzio diroccò la facciata, in quella di S. Nicolò il campanile che, cadendo, fracassò la chiesa […]. In Serra S. Quirino […] i guasti furono immensi […] In Urbino tutte le case furono danneggiate […] In Camerino rovinò la maggior parte delle case, le altre furono rese inabitabili […] A Iesi i danni furono notevoli […] A Pesaro furono abbattuti vari camini [In Fano non vi fu chiesa o casa che non abbia sofferto […] nella campagna parecchie case furono demolite. S. Severino e Matelica risentirono molti danni, e così pure qualche località dell’Umbria. A Recanati […] la scossa fu terribile: essa poi fu forte a Trevi, a Forlì e Cesena; a Mantova causò una considerevole fenditura […]; fu sentita a Roma, a Firenze, a Parma, a Lodi, a Udine e in tutto il Friuli; fu abbastanza sensibile a Vicenza”.

Allora come oggi, i lavori pubblici non avevano quella sollecitudine che i cittadini hanno sempre desiderato; per il rifacimento del muraglione però sembrava essere arrivati finalmente in dirittura di arrivo quando accadde, ‘l’imprevisto: la vigilia della festa di S. Marco, il 24 aprile 1741, la terra tremò la rovina fu grande.

Effetti del terremoto del 24 aprile 1741. L’area di danneggiamento si estende dalla costa adriatica alla valle del Tevere, comprendendo quasi tutte le Marche e parte dell’Umbria .


Notevoli furono i danni al palazzo comunale, alle case e alle persone; 38lvi, c. 84r, 1 giugno 1741. le case più danneggiate furono quelle verso Fosso Lungo, cioè quelle che si affacciavano sull’attuale viale Matteotti e su piazza Serafino Salvati. I crolli non dovettero essere di poco conto se si poteva entrare nel paese attraverso le case in rovina e non solo dalla porta; 39ASCMR, Registro delle lettere signori superiori, 6 maggio 1754. molte famiglie inoltre, dopo il terremoto se ne dovettero andare. 40ASCMR, Consigli (1794-1800), 2 novembre 1800.
La situazione rimase così per diverso tempo: molti ne approfittavano per recuperare dalle case crollate pietre, mattoni e legname; la Comunità tuttavia quasi quindici anni dopo cerca di recuperare qualche proprietà e di restaurarla. 41ASCMR, Consigli (1735-1755), 6 maggio 1754.
Non si riuscì a far molto, se verso la fine del secolo nel Consiglio della Comunità del 18 marzo 1798 si parlava di “togliere quelle mostruosità cagionate dal terremoto che diroccò buona parte del nostro luogo”, preoccupandosi, nella ricostruzione di qualche edificio “di dare ancora una qualche simetria al castello”. 42ASCMR, Consigli (1794-1808), c. 48v.
Rovina ma anche tanta paura e ricorso alla religione: nella seduta del 1 giugno 1741 il Consiglio decide all’unanimità di “far celebrare un offitio Generale, nella nostra Chiesa della Madonna della Pietà, con quanta celerità possibile, in suffragio delle Anime purganti, acciò mediante esse et il patrocinio della SS.ma Vergine, questo luogo resti libero dalle scosse di terremoto e da qualunque altro castigo”. 43ASCMR, Consigli (1735-1755), c. 84v. L’anno dopo in prossimità del primo anniversario si decide per un triduo a San Giuseppe “acciò ci liberi dal flagello del terremoto”. 44Ivi, c. 107r, 8 aprile 1742.
L’intercessione di San Giuseppe era ritenuta di grande efficacia se il terremoto dell’aprile 1741 che interessò tutti i paesi della Vallesina 45 Menicucci F., Memorie.. .Massaccio, p. 296.risparmiò Castelplanio che si era rivolto proprio alla intercessione di questo santo. 46ASCCPL, Consigli, 22 aprile 1742.


Il Consiglio Generale della Comunità di Massaccio-Cupramontana così registra l’avvenimento il giorno dopo, 25 aprile: “La grandissima scossa del terremoto, che ieri all’ore quindici in circa la Divina Misericordia ci fece intendere con nostro gran spavento, mentre scossa simile non si è più intesa à memoria de viventi in queste nostre Parti, ci move di proporre à questo Consiglio se paia ben e di fare qualche publica Devozione massime in onore del Glorioso Patrocinio di S. Gioseppe, la di cui festa in punto ieri si solennizzava in ringraziamento d’essere stati preservati dal gran male, che doveva cagionare una sì tremenda scossa, e per ottenere dal suo potentissimo Patrocinio d’essere in avenire liberati da sì orribil flagello”, e all’unanimità si decise “che per lo spazio di diec’anni continui si facesse dire una Messa cantata con l’esposizione del SS. [Santissimo Sacramento] in ultimo, nel giorno che ricorrerà la Festa suddetta del Patrocinio di S. Gioseppe”. 47ASCC, Consigli XVI (L736-1751), 25 aprile 1741, cc. 98v e 99r.

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