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112 5.6C. I CAPITANI DEI CASTELLI

Previsti dagli statuti della città e contado (Liber Primus, Rub.LI), i Capitani dei Castelli erano nominati dal Consiglio di Credenza di Città in un’apposita estrazione. Le “litterae patentes” erano inviate ai soggetti scelti e alle rispettive comunità dai “Confalonierius, et Priores Inclitae Civitatis Aesij”. Duravano in carica sei mesi ed erano i rappresentanti ufficiali del Comune di Jesi nei castelli del contado.
Governavano insieme ai “I Quattro”, convocavano e presiedevano il consiglio, fumavano il bilancio (“Tabella”), controllavano in genere gli atti della quotidiana amministrazione e vigilavano che venissero osservati gli statuti. Potevano essere anche giudici in cause di piccola entità. “Col trascorrere del tempo i Capitani dei Castelli verranno ad esercitare nei rispettivi castelli, nei quali devono risiedere durante il periodo di espletamento del loro ufficio, il compito che a Jesi esercitava il Governatore quale rappresentante e garante dell’autorità centrale dello Stato”.40Urieli C., San Marcello, p. 95. Urieli C., Jesi e il suo Contado, vol. III, pp. 305 e 329. Urieli C., Jesi e il suo Contado, vol. IV, pp. 125-129.
Per lungo tempo a quest’ufficio verranno scelti solo i nobili della città, poi nel corso del Cinquecento anche gli abitanti del Contado che tuttavia non potevano esercitare il loro mandato nel proprio paese. Solo nel Settecento, quando la carica divenne più onorifica (si chiamò “Capitano d’Onore”), a capitano venne nominato una persona del castello stesso.
Monte Roberto non ebbe per secoli un capitano esclusivamente per sé, ma al pari di Scisciano e Poggio Cupro, il capitano era nominato per Monte Roberto e Castelbellino. Nel 1587 fu capitano per ambedue i castelli Don Stefano Fasoli, mentre Giovanni Pecciani di Monte Roberto lo era per i castelli di Scisciano e Poggio Cupro.41Molinelli R., Un’oligarchia locale nell’età moderna, Urbino 1976, p. 158. Capitano nel 1590 fu Vitale Vitali di Morro e nel 1602 il conte Annibale Scala da Rotorscio.42ASCMR, Sindacati (1602-1608), c. 58 r. Nel 1687 Monte Roberto e Castelbellino ebbero
Giovanni Battista Colini mentre Giovanni Angeli di Monte Roberto fu capitano in Massaccio.43Molinelli R., op. cit., p. 159.
Alla vigilia dell’invasione francese nel 1792 Monte Roberto e Castelbellino hanno un capitano per ogni paese, rispettivamente Domenico Mei di Belvedere a Monte Roberto e Antonio Campagnoli a Castelbellino, Agostino Antonelli invece di Monte Roberto era capitano a Poggio S. Marcello.44Ivi, p. 166.
La consuetudine di avere un singolo capitano per ogni paese, cioè a Monte Roberto e a Castelbellino per quanto ci riguarda, si affermò nel sec. XVIII, quando l’incarico fu quasi unicamente onorifico: a Monte Roberto nella carica di “capitano d’onore”(“Capitaneus Honoris”) si alternano così gli esponenti, presenti in Consiglio, delle famiglie più ragguardevoli del paese. Nel decennio 1756-1766 sono “capitani d’onore” Dionisio Capitelli, Giacomo Capitelli, Mattia Amatori, Alessandro Guglielmi, Serafino Guglielmi, Nicodemo Nicodemi, Pietro Anibaldi, Antonio Anibaldi, Paolo Ignazio Baldelli, Gherardo Anibaldi, Quirino Senesi, Carlo Senesi, Pietro Paolo Tesei, Bartolomeo Olivieri; nominato “capitano d’onore” anche il segretario della comunità Pier Simone Dominici 45ASCMR, Consigli (1756-1766).
Era il Consiglio della Comunità a far la nomina, si parla infatti di “capitaneus extractus”;46Ivi, c.12.7v, 7 aprile 1760 e c. 329r, 8 settembre 1765. a volte si dava il caso di dover cambiare nel corso della stessa seduta consigliare il Capitano d’Onore che presiedeva lo stesso consiglio insieme a “I Quattro”, quando una questione o un problema riguardava la sua persona o suoi parenti.
Il 6 gennaio 1761, essendoci un “luogo vacante”, il Consiglio doveva procedere alla nomina di consigliere di Giovanni Amatori, “e siccome il Sig.re Mattia Amatori è nel presente consiglio Capitano d’Onore, e per il fratello Sig. Giovanni Domenico non puoi rendere il voto”, si propose che “i Sigg. Quattro” eleggessero “un altro consigliere per quest’atto da fare l’officio di Capitano; li Sigg. Quattro dichiararono per Capitano d’Onore per quest’atto il Sig. Giacomo Capitelli”. Procedendo alla votazione si assentarono i due fratelli del candidato, Mattia e Giovanni Antonio Amatori ed il loro cognato Francesco Tesei.47Ivi, c.150v.
Nei verbali dei consigli tra il 1756 e il 1766 troviamo solo due nominativi, presenti alla riunione, con il titolo di “capitano”, Francesco Antonio Prucicchiani e Costantino Cimarelli, il 27 marzo 1763 e il 28 giugno 1764, in queste sedute non si nomina il “Capitano d’Onore”. Il Prucicchiani e il Cimarelli erano due invitati del Luogotenente Generale di Jesi che faceva le veci del Governatore e che aveva convocato il Consiglio della Comunità per esaminare alcune questioni di particolare urgenza: essi presiedettero, per questo sono detti “capitano”, insieme a “I Quattro”, la seduta.48Ivi, c. 208v, 27 marzo 1763, e G. 274v, 28 giugno 1764.
Tra i salariati della comunità c’erano anche il “Capitano di giustizia” che veniva confermato ogni anno dal Consiglio: non aveva alcun ruolo dirigenziale, ma come scrive il Menicucci, “quale uffiziale e salariato ha obbligo di riferire i malefizi e gli aggravi a Monsignor Governatore di Jesi e suo Tribunale”.49Menicucci F., Massaccio nel 1789, in appendice a Dottori D., Cupra Montana e i suoi figli noti, Cupra Montana 1983, p. 126.
Recapitava le citazioni e le notificazioni del Tribunale e con il balivo o messo comunale controllava lo stato delle strade.
Giuseppe Antonio Bianchi, capitano di giustizia di Monte Roberto riconfermato nel 1757 era un tipo intraprendente: oltre a fare quanto di sua competenza, ebbe in affitto nel 1760 il forno pubblico (per il quale però molti si lamentavano) e alla fine del 1759 chiese di voler fare anche il moderatore dell’orologio ed il postiglione per una tariffa più bassa “di pochi paoli” di quella prevista in bilancio per il moderatore e il postiglione in carica Romualdo Nassi. Il 6 gennaio 1761 il suo incarico di capitano di giustizia gli fu riconfermato “per un altro anno, ma alle solite condizioni, che in caso di demerito ecc. sia lecito alli Sigg. Quattro pro tempore rimuoverlo, senza alcuna risoluzione di Consiglio, stando in di essi arbitrio”.50Urieli C., Jesi e irsuo Contado, vol. IV, p. 558.