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154 6.4B FESTA DI S. SILVESTRO

S. Silvestro, papa dal 314 al 335, è il patrono del Comune, titolare della parrocchia, la sua festa cade il 31 dicembre. Per secoli la pubblica amministrazione ha partecipato con l’offerta di cera per le “luminarie”: nel 1602 furono 15 le libbre di cera offerte per le “luminarie di S. Silvestro”, 68 ASCMR, Sindacati (1602-1608), c. 57r. quasi due secoli dopo, nel 1792 le libbre di cera erano 10, in altri momenti erano state soltanto 6.
Era anche consuetudine immemorabile che in quel giorno la Magistratura della Comunità al completo e cioè “I Quattro di Residenza” accompagnati dai salariati, medico, segretario, maestro di scuola e camerlengo, si recassero in forma ufficiale in chiesa per partecipare alla messa solenne. Sulla porta principale della chiesa un sacerdote porgeva l’acqua santa al Magistrato (“I Quattro”) con l’aspersorio prima di aspergere il popolo, in corteo poi ci si avviava verso l’altare maggiore dove era in attesa il parroco che porgeva al bacio la reliquia di S. Silvestro. Si presentava quindi la cera quale offerta della Comunità, tutti infine prendevano posto nella Banca Priorale nei pressi dell’altare.
Terminata la liturgia il parroco “riceveva il Magistrato col suo accompagno dalla Banca della Chiesa, l’accompagnava alla propria casa parrocchiale, ove trattenevasi alla ricreazione del pranzo”. Anche questo pranzo offerto dal parroco era una consuetudine immemorabile e quando il parroco don Carlo Antonio Rocchi il 31 dicembre 1769 volle “escludere il Magistrato e suo accompagno dalla ricreazione del pranzo che pure ha fatto, con l’invito di alquanti religiosi forastieri non soliti, ed alcuni preti”, fu un affronto per l’amministrazione: era la prima volta che veniva esclusa da questa “ricreazione solita, antica, immemorabile”.
Se ne parlò in due sedute del Consiglio della Comunità, l’8 gennaio e il 4 marzo 1770, se nel gennaio si decise di “sperimentare le ragioni in qualunque tribunale bisognerà”, nel marzo i ritenne necessario “doversi parlare al Sig. Don Carlo Rocchi, e sentire qual sia la di esso intenzione, ed in caso si mostrasse voler sostenere la novità di escludere il Magistrato dalla solita ricreazione nella festa di S. Silvestro, agirsi in Tribunale per sostenersi jus e consuetudine immemorabile di questa Comunità”. 69 ASCMR, Consigli (1766-1780), cc. 83v-84r, 8-gennaio 1770 e cc. 88v e 90r, 4 marzo 1770. Con don Rocchi poi i rapporti tornarono ad essere ottimi, la pubblica amministrazione infatti, venne incontro in maniera generosa alle necessità del parroco nella costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
Si fecero alquanto burrascosi invece con il parroco don Paolo Breccia che, per la festa del 1807 e del 1808 non diede il solito pranzo al sindaco, ai salariati e al clero del paese, tuttavia pur non avendo fatto il pranzo ufficiali, don Paolo l’11 luglio 1808 presentando al comune lo stato attivo e passivo 611a parrocchia scriveva: “Per il pranzo a sacerdoti e alle autorità del Comune in occasione della festa di S. Silvestro scudi 10”. Si riferiva probabilmente alle spese sostenute negli anni precedenti.
Clero e autorità civili questa volta non sembra che abbiano protestato ufficialmente; il complessivo comportamento del parroco però non poteva non recare stupore al sindaco Filippo Salvati che espose i fatti come erano avvenuti in una lettera al Vice-Prefetto del Distretto di Jesi. 70 ASCMR, Consigli (1766-1780), cc. 83v-84r, 8-gennaio 1770 e cc. 88v e 90r, 4 marzo 1770.