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121 5.7 IL TRIENNIO GIACOBINO (1797-1799)

Prima dell’arrivo di Napoleone e delle truppe francesi l’eco della rivoluzione d’oltralpe nei nostri castelli era stata piuttosto tenue. La gente umile ne avrà avuto notizia o sentore frequentando magari il Monastero camaldolese e l’annessa chiesa di S. Lorenzo o il Convento francescano della Romita a Massaccio dove erano ospitati dal 1792 cinque sacerdoti profughi dalla Francia, 71Manganelli F., Memorie della Terra di   Cupramontana. ms. Biblioteca   Comunale Cupramontana, p. 9.  ed avrà di certo confrontato e arricchito queste notizie con quelle che riportavano quanti frequentavano le grosse fiere come quella di Senigallia. Anche la lettura delle “Gazzette” che arrivano a famiglie benestanti e la corrispondenza che ci si scambiava tra città e paesi fra parenti ed estimatori favorivano questa circolazione di informazioni.
A Monte Roberto il nome del Generale Bonaparte si fece sentire ufficialmente in Consiglio Comunale il 19 febbraio 1797, quando i consiglieri, invitati dalla Municipalità di Jesi e per ordine del Bonaparte, dovettero eleggere a loro volta la Municipalità composta di cinque membri (il presidente più quattro componenti). Gli eletti, oltre al presidente Filippo Salvati, furono Pietro Amatori, Nicola Capitelli, Agostino Antonelli e Pietro Moretti. Nella stessa seduta si decise di costituire una Guardia Civica di 40 individui che i cinque “municipalisti” avrebbero scelto e diretto. Acquartierate provvisoriamente nel Magazzino dell’Abbondanza le guardie, a turno e armate, avrebbero dovuto “girare di giorno e di notte continuamente […] e servire unicamente per i casi di bisogno”.72ASCMR, Consigli (1794-1808), cc .29-31  
Napoleone lo stesso giorno, 19 febbraio, firmava il Trattato di Tolentino con imposizioni al Papa in denaro e cessione di territori “quali mai si erano fatte ai suoi predecessori”.73Ranke Leopold, Storia dei papi, Sansoni Firenze 1959, p. 964.  

Il trattato di Tolentino

Ad Ancona Napoleone era arrivato il giorno 10, I’11 a Jesi si era insediata la Municipalità esautorando quella legittima, Priori di Contado erano Giacomo Nicodemi di Monte Roberto e Andrea Meriggiani di Castelbellino. Seguirono a Jesi e nel Contado cinque giornate di insurrezione, dal 23 al 28, “l’agitazione cominciò nei Castelli a monte della Città, cioè verso Massaccio e Castelli attigui”74Urieli C., Jesi e il suo Contado vol. IV, p. 667. coinvolgendo anche Monte Roberto.
Con il 1° aprile ritorna il Governo Pontificio, avendo quest’ultimo ottemperato ai pagamenti previsti dal Trattato di Tolentino. 75Cfr. gli artt. XII e XV del Trattato di Tolentino, in Nocchi A., Ceccarelli R., Editti e Bandi del sec. XVIII, Cupra Montana 1993, p. 68.  Tutto sembrava essere come prima, almeno a Monte Roberto: fermenti “giacobini” rimanevano a Jesi, Ancona poi era ancora in mano ai Francesi. Il 4 maggio tutti i castelli presentano il Pallio di S. Floriano, Giovanni Ragaglia è il rappresentante di Monte Roberto.
Nelle sedute del Consiglio della Comunità si alternano come “capitani d’onore” Filippo Salvati, Carlo Senesi, Giacomo Nicodemi, Gregorio Tesei, Giuseppe Olivieri. Non troviamo nei verbali il nome del capitano Domenico Mei di Belvedere nominato da Jesi, 76Molinelli R., Un’oligarchia locale in età moderna, cit., p. 160.   probabilmente questo “capitano” era il rappresentante della Comunità di Jesi presso la Comunità di Monte Roberto, che, salvo casi eccezionali, faceva presiedere il Consiglio, come ormai da decenni, al Capitano d’Onore eletto dal consiglio stesso.
Verso la fine dell’anno Napoleone stava lasciando ai giacobini la libertà di agire secondo i loro progetti, ad Ancona si costituisce la “Repubblica Anconitana” il 17 novembre cui aderiscono poi altre città tra cui Jesi: il Trattato firmato a Tolentino tra Napoleone e il Papa stava andando in frantumi. Il 31 dicembre si formava a Jesi la nuova Municipalità, contemporaneamente partiva dalla città il Governatore Mons. Alessandro Macedonio, in serata uscivano le truppe papali e giungevano quelle francesi.
Il 2 gennaio 1798 si riunisce il Consiglio della Comunità di Monte Roberto, si legge una lettera della Municipalità di Jesi che invitava a fare quanto la città aveva già fatto “d’implorare [cioè] provvisoriamente la protezione dell’invitta nazione francese”. Il consigliere Giuseppe Olivieri, per l’occasione nominato “consultore” cioè relatore sull’argomento, è del parere “che ancor noi che forniamo la minima parte del Contado jesino ci uniformiamo a quanto ha risoluto il Comune della stessa città, cioè che provvisoriamente imploriamo la protezione francese, tanto più, che restiamo assicurati che sarà intatta la nostra Santa Religione cattolica e salve le proprietà particolari: intendendo con ciò di non essere ribelli al Nostro Sovrano, ma chiedere unicamente la protezione francese provvisoriamente”.
Si elesse poi la Municipalità provvisoria, di cinque membri, “i più sani, e per coscienza e per morigeratezza che costumi, probità e capacità”. Furono eletti Filippo Salvati, Pietro Amatori, Francesco Olivieri, Nicola Moretti e Domenico Amatori, il più votato, Filippo Salvati, fu proclamato Presidente della Municipalità “con l’assoluto governo di questo luogo”.77ASCMR, Consigli (1794-1808), c. 47v e c. 48r.
Il malcontento popolare contro nuovi arrivati non mancò di farsi sentire: a Maiolati nelle prime settimane vennero segnalati “sediziosi e malintenzionati che spargono voci contro alla pubblica quiete”,78Urieli C., op. cit., p. 683 e 705.   ma la sommossa più ampia e organizzata cominciò a Massaccio il 29 gennaio, gli “insorgenti” si spinsero fino a Scisciano, Maiolati, Monte Roberto e Castelbellino invitando la popolazione all’insurrezione. Ad essi si aggiunsero bande di insorti provenienti da Cingoli, Apiro e Staffolo: Jesi stessa temette di essere assalita. Le truppe francesi da Ancona mossero contro Massaccio ritenuto esso solo causa del disturbo e della sedizione”, dopo breve assedio il 2 febbraio lo espugnarono e sottoposero a saccheggio. 79Ivi, pp. 684-685 e Nocchi A., Ceccarelli R., op. cit., pp. 78-81.   
Nel viaggio verso Massaccio, ai soldati francesi che passavano a Monte Roberto, andò incontro il curato Don Pergolini (che non era il parroco, né originario di Monte Roberto), invitato dal Presidente della Municipalità Filippo Salvati, impossibilitato per malattia, e da altri cittadini, al sacerdote dai soldati dell’avanguardia venne rubato l’orologio: la Municipalità il 21 aprile 1798 gli accorda un compenso di sette scudi “avendo fatto una parte da buon cittadino, ed ottimo cattolico, sebbene forastiere, ed ha posto a rischio la vita ancora, oltre la robba che portava”.80ASCMR,  Consigli (1794-1808), c. 50r. 
Sul Palazzo Comunale fu issata la bandiera tricolore e alla truppa data assistenza in pane e vino, consegnate 35 paia di scarpe, mentre il fieno per i cavalli fu mandato a Jesi. Il chirurgo di Monte Roberto si recò poi. a Maiolati per curare alcuni soldati francesi feriti durante l’insurrezione di Massaccio. 81ASCMR, Sindacati (1790-1844), pp. 56-58.   
Dopo la proclamazione della Repubblica Romana avvenuta il 12 febbraio 1798, le Marche furono divise in tre Dipartimenti: del Metauro, capoluogo Ancona; del Musone, capoluogo Macerata, e del Tronto, capoluogo Fermo.
Monte Roberto così dal 1° aprile (“12 Germinale Anno Primo della Repubblica Romana, Una, ed Indivisibile”) fece parte del Dipartimento del Musone (diviso in 16 cantoni) e del Cantone di Apiro insieme ai castelli a destra del fiume Esino, Massaccio, San Paolo, Castelbellino, Poggio Cupro, Scisciano, Rotorscio, D’orno, Poggio San Vicino (Ficano) e Frontale. 82Nocchi-Ceccarelli, op. cit., pp. 82-84.   
Se sul Palazzo Comunale sventolava la bandiera tricolore, ed era cosa gradita ed apprezzata, per i salariati invece del Comune fu obbligatorio avere sul cappello la coccarda nazionale: il postiglione Romualdo Nassi al servizio di Monte Roberto e di Castelbellino fu multato di uno scudo per non portarla, i rispettivi comuni a loro volta si fecero carico, a metà di pagare l’addebito. 83ASCMR, Sindacati (1790-1817), c. 41r.   
Il 1798 fu drammatico per la mano pesante usata dai francesi nei confronti della religione e del clero; 84Urieli C., op. cit., p. 690.   a Monte Roberto però non si registrarono episodi particolarmente importanti: i municipalisti avevano fatto parte tutti del precedente Consiglio della Comunità ed anche i verbali delle sedute della Municipalità registrati nel 1798 (nessuno è registrato per il 1799) dicono che avevano termine, come sempre, con la preghiera di ringraziamento: “E rese le grazie fu dimessa la Congregazione”.85ASCMR,  Consigli (1794-1808), cc. 48v, 49r/v, 50r.   
Il 26 giugno 1798 (“8 Messifero Anno VI”) viene reso obbligatorio l’uso del calendario dell’Era Repubblicana iniziata nel 1792: il primo giorno dell’Anno Repubblicano è il 10 vendemmiale cioè il 22 settembre, 86Nocchi-Ceccarelli, op. cit., pp. 88-91.   per celebrare questo capodanno Paolo Canonici, prefetto consolare del Cantone di Apiro, invia “agli abitanti tutti del cantone” un caloroso appello. 87Ivi, pp. 92-93.  
Dopo aver ricordato a tutti l’ubbidienza alle leggi e di celebrare il capodanno in tranquillità e onesta allegria, conclude: “Voi siete miei Fratelli, altre volte il vostro zelo patriottico, la vostra subordinazione alla Legge ha dato prove non equivoche del vostro docile Spirito, sicché non avrò che d’approvare la vostra democratica condotta, il vostro scambievole Amore”.
Il governo della Repubblica Romana tuttavia, nonostante gli appelli alla quiete e le pene gravi previste per gli insubordinati e l’aver reso responsabili di eventuali insurrezioni e i sacerdoti con minaccia di fucilazione immediata o di arresto, 88Ivi, cfr. i bandi del maggio 1798 e del 17 dicembre 1798, pp. 87 e 99.   non ha giorni tranquilli.
Approfittando della campagna di Napoleone in Egitto e in Medio Oriente, moti rivoluzionari si verificarono nella Marche (luglio-dicembre 1798), una rivolta esplode poi in tutto il territorio della Repubblica (maggio 1799). 11 10 maggio 1799 (21 fiorile) un gruppo di “insorgenti” guidati dal Tenente Marsili di Camerino rompe e brucia la bandiera tricolore posta sul palazzo comunale di Monte Roberto, pretende del vino dalla popolazione e si avvia quindi verso Maiolati. 89ASCMR, Sindacati (1790-1817), c. 57v.   Jesi il 14 giugno è saccheggiata dai “liberatori insorgenti”, poi il giorno dopo è di nuovo saccheggiata dai Francesi. Nelle settimane seguenti si muovono le truppe austriache che si preparano all’assedio di Ancona.
Nella prima decade di agosto queste si accampano intorno a Jesi: alla Municipalità si sostituisce la “Cesarea Regia Provvisoria Reggenza”, analogo cambio avviene il 16 agosto a Monte Roberto con l’insediamento della Reggenza Provvisoria formata da Filippo Salvati, Domenico Amatori, Nicola Moretti e Domenico Barcaglioni, 90Ivi, c. 58v.   eccetto quest’ultimo, tutti in precedenza facevano parte della Municipalità.
Il 30 settembre 1799 ha fine la Repubblica Romana; l’assedio di Ancona da parte degli Austriaci si conclude con la resa il 15 novembre: l’avvenimento fu salutato a Monte Roberto con fuochi e feste e con la distribuzione ai poveri di fascine e pane. 91Ivi, c. 65r.