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125 5.8 LA FINE DEL CONTADO E IL REGNO D’ITALIA (1808-1815)

Gli Austriaci facilitarono il ritorno del Governo Pontificio, restaurato nella pienezza dei suoi diritti il 25 giugno 1800. Intanto città e castelli, come avevano sostenuto parte delle spese per l’assedio di Ancona, dovevano mandare vettovaglie per le truppe che continuavano a sostare nella città dorica, ed ancora una volta i più penalizzati erano i castelli.
Un esempio per tutti: si dovevano mandare, nella prima decade di febbraio 1801 in Ancona “dieci bovi o manzi” da parte di città e contado, il Gonfaloniere ed i Priori di Jesi ne chiedono uno a Monte Roberto. L’imposizione appare gravosa; in Consiglio Comunale si osserva che dal momento che i castelli, esclusa la città, sono in quindici, “sarebbe cosa doverosa e proporzionata che tale contribuzione di un bove fosse pagata dai tre castelli Maiolati, Castelbellino e Monte Roberto”. 92ASCMR, Consigli (1794-1808), cc. 78r, 79r, 80v, 8 febbraio 1801.
I rapporti tra Jesi ed il Contado frattanto andavano peggiorando: i motivi erano economici e politici, maggiore libertà nel gestire le proprie risorse e nel prendere decisioni, il disagio crescente si evidenziava anno dopo anno, quando non tutti i castelli si presentavano puntuali alla cerimonia della presentazione del Pallio di S. Floriano.
In questi anni la Comunità di Monte Roberto non ha grosse possibilità economiche, non disdegnava così di far ricorso a raccomandazioni per avere qualche favore ed ogni spesa per sollecitarlo puntualmente era annotata.
L’ultimo giorno di febbraio 1804 si pagano tre scudi e 50 baiocchi “per la spesa di due presciutti di libbre 35 mandati all’agente in Roma onde ottenere sovvenzione di qualche somma” 93ASCMR, Bollettini (1791-1808).   
Regalie ed omaggi del resto erano una secolare abitudine: nel 1581, “se speso per un capretto bolognini 38 che fu donato al Sig. Podestà di Jesi”, per consegnarlo poi si spesero altri 20 bolognini. 94ASCMR, Entrate Uscite (1558-1586), e. 241r.    Pignoleria e precisione di ogni registrazione contabile, si trattava pur sempre di denaro pubblico, come quella di qualche anno prima “H e più si spese per doi libbre di casio per li macheroni”.95Ivi, c. 146v (1572).
   Napoleone, ritornato dal Medio Oriente, aveva riconquistato il nord della penisola stabilendovi la Repubblica Cisalpina mentre le sue truppe andavano sostituendo nello Stato Pontificio quelle austriache. Eletto imperatore con l’emanazione di una nuova costituzione il 18 maggio 1804, la Repubblica Cisalpina fu trasformata in Regno d’Italia ed Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone, nominato viceré. Con decreto imperiale emanato il 2 aprile 1808 Napoleone riuniva al Regno d’Italia le province di Urbino, Macerata e Camerino: il possesso formale dei nuovi territori sarà effettuato l’11 maggio. Si concludeva in questo modo la secolare vicenda del Contado di Jesi, una realtà politico-amministrativa durata più di sei secoli e che ha lasciato segni e vincoli ancor oggi facilmente rintracciabili.
Le Marche ebbero un nuovo assetto territoriale.
Tre i Dipartimenti come nel 1797-1799: Dipartimento del Metauro, del Musone, del Tronto, con i capoluoghi Ancona, Macerata e Fermo; diverso invece l’assetto interno ad ogni Dipartimento. Monte Roberto e tutti i castelli dell’antico contado fecero parte del Dipartimento del Metauro e del Distretto quinto di Jesi, dirigeva il Distretto un Vice-Prefetto e la città, sede di distretto, un Podestà. Dal 1811 al 1814/15 la ripartizione amministrativa fu sempre Dipartimento del Metauro, ma Distretto Primo di Ancona e Osimo e Cantone secondo di Jesi. 96ASCMR, Consigli (1809-1824), c. 18v, 6 maggio 1811; e. 46v, 18 ottobre 1814.   Tutti i comuni della Vallesina mantennero l’autonomia ad eccezione di Poggio Cupro e di Scisciano aggregati a Maiolati. San Paolo e Castelbellino furono uniti a Monte Roberto.
Nel maggio 1808 il podestà di Jesi Emilio Ripanti affida l’incarico di sindaco provvisorio di “Monte Roberto ed Aggregati” a Filippo Salvati97ASCMR, Registro di lettere (1808-1809), p.1, lettera del 16 maggio 1808. che su richiesta dello stesso podestà, propone una lista di 20 consiglieri per il Consiglio dei comuni riuniti. I consiglieri potevano aver fatto parte dei precedenti consigli, dovevano essere possidenti ed aver superato i 25 anni. Salvati, tenendo conto della popolazione dei rispettivi comuni, propose 6 consiglieri per San Paolo e 6 per Castelbellino ed 8 per Monte Roberto. Fece l’elenco nel miglior modo possibile, “giacché – scrive al Ripanti – il rinvenire soggetti tutti forniti di singolari qualità e segnatamente dotti in comuni così ristretti e scarsi di persone civili è stato impossibile”.98Ivi, p. 3, lettera del 30 maggio 1808.   
Il prefetto del Dipartimento Casati, il 7 giugno 1808 scelse da questa lista 5 consiglieri per ogni singolo comune, due anziani di Monte Roberto (Amanzio Amatori e Giuseppe Olivieri) e il sindaco (Filippo Salvati); 18 erano così i membri del Consiglio Comunale, nei paesi uniti rimase solo il moderatore dell’orologio, mentre per l’anno successivo il governo pensava di togliere anche il maestro e il medico. 99Ivi, pp. 70-71, lettera del 28 settembre 1808, n. 187.  
Monte Roberto è comune principale, unica la rappresentanza, unica la sede dell’amministrazione, soppresse le cariche di segretario a San Paolo e a Castelbellino, unico anche l’archivio dove dovevano essere riunite tutte le carte dopo specifico inventario. 100  p  94, lettera del 13 novembre 1808, n. 243.   Snellita la burocrazia amministrativa, i disagi più sensibili li subirono i cittadini di San Paolo: Castelbellino e Monte Roberto erano vicinissimi e molti servizi da tempo in comune, San Paolo era invece a più notevole distanza.
Il nuovo governo conservò le tasse antiche quando non ne mise delle nuove: “Si versi in codesta cassa la somma ripartita per le spese tra città e contado giusta il metodo e regolamento dell’antico governo,” 101Ivi, p.7, lettera del 12 giugno 1808.  proibito far uso delle carte da giuoco delle antiche fabbriche”;102Ibidem.   proibito portar armi anche quelle da caccia. 103Ivi, p. 6, lettera dell’Il giugno 1808.  Se in passato si doveva chiedere l’autorizzazione al Governatore non solo per abbattere una quercia ma anche per togliere un albero secco nella selva della Comunità per sistemare una fonte, 104ASCMR, Consigli (1711-1735), c.11v, settembre 1711.  ora allo stesso modo era necessaria l’autorizzazione del Vice-Prefetto di Jesi per abbattere le querce. 105ASCMR, Registro delle lettere (1808-1809), p. 206, 26 giugno 1809.   
Vi fu da parte del sindaco Salvati, in armonia con le circolari del governo, premura e sollecitudine per la vaccinazione antivaiolosa dei bambini di Monte Roberto, San Paolo, Castelbellino e Maiolati. 106Ivi, pp.192-193, 203, 213, 242. 
Controllo del governo anche sulla moralità pubblica. Così con identica premura, su richiesta del Vice-Prefetto di Jesi del 6 aprile 1809, il sindaco Salvati gli risponde il giorno 21: “Per quanto è a mia notizia e sull’intesa anche dei rispettivi Parochi, non vi sono in questo Comune e uniti Zitelle incinte […]. Se in appresso accadessero tali inconvenienti non mancarò usare i mezzi possibili per l’opportuno discuoprimento servendomi dell’intelligenza dei Parochi medesimi, che sono più a portata per la corrispondente e sollecita relazione di tali fatti”. 107Ivi, p. 178.   Si provvede a cancellare l’onorario per il predicatore della Quaresima, cosa che la pubblica amministrazione faceva dal Cinquecento, e per il procuratore a Roma. 108Ivi, p. 13, 22 giugno 1808.   
Per l’onomastico di Sua Maestà l’Imperatore viene fatta una pubblica illuminazione il 15 agosto 1808, 109ASCMR, Sindacati (1790-1817), c. 100v.   per l’anniversario dell’incoronazione l’11 maggio 1809 “al levar del sole si sono suonate tutte le campane, a mezzo giorno si è cantato il Te Deum nella Chiesa Parrocchiale, alla sera stato illuminato il paese. 110ASCMR, Registro delle lettere (1808-1809), p. 184, 12 maggio 1809.   
Stemmi pontifici nei luoghi pubblici o nelle chiese non c’erano; se c’erano stati un tempo essi vennero distrutti durante il “triennio giacobino” come da ordine avuto nel maggio 1797, 111Nocchi A., Ceccarelli R., Editti e Bandi del sec. XVIII, cit., p. 97.   comunque nel marzo 1809 “mancava ancora lo stemma reale dell’augustissimo Sovrano”, il sindaco Salvati si impegna che esso “verrà fatto quanto prima e messo sulla porta principale di questo comune”.112ASCMR, Registro delle lettere (1808-1809), p. 152 del 7 marzo 1809.   
La Marina Reale intanto per la riparazione o la costruzione di nuove navi aveva provveduto a far individuare e segnare le querce del territorio. 113Ivi, p. 138, lettera del 13 febbraio 1809, n. 45.   
La politica di Napoleone chiedeva eserciti numerosi ed efficienti, era stata così istituita anche per il Regno d’Italia la coscrizione obbligatoria e non pochi erano quelli che rifiutavano di presentarsi alla chiamata alle armi e si davano alla clandestinità infoltendo gruppi di sbandati, chiamati gli uni e gli altri genericamente “briganti”. Un fenomeno di proporzioni notevoli che interessò anche la nostra zona e quelle limitrofe, accentuato anche dalla crescente povertà della popolazione rurale. Le autorità civili chiedevano collaborazione ai parroci per individuare i soggetti alla leva (solo le parrocchie avevano fino allora l’anagrafe desunta dai Registri di Battesimo e a tal fine proprio in questi anni viene istituita l’anagrafe civile), e poi per la lettura degli ordini di chiamata o delle sentenze di condanna dei “briganti”.
“Briganti e traviati” vengono segnalati nell’agosto 1808 nelle vicinanze di Apiro, il sindaco Salvati preoccupato della pubblica quiete chiede che la truppa acquartierata allora in Massaccio venga mantenuta e lo difenda dal momento “che il Massaccio è fornito di ogni sorta di provvigione, per cui se mai i medesimi si impadronissero prenderebbero un vigore maggiore, ne verrebbe una conseguenza fatalissima, e molto dannosa tanto per la perdita delle sostanze, che della vita di molti individui di queste parti”.114Ivi, pp 51-52, lettera del 30 agosto 1808, n. 134.   
Quasi un anno dopo, il 23 luglio 1809, il comandante della Guardia Nazionale di Monte Roberto e Uniti, Berarducci, parte con 17 soldati nazionali alla volta di San Paolo al fine di “dissipare quella Banda di Briganti, che si è affacciata in questo distretto e precisamente tra il confine del Comune di Jesi e quello del Cantone di Cingoli in Gangalia”.115Ivi, pp. 220, lettera de123 luglio 1809, n. 233.   
Il Tribunale Militare di Ancona con sentenza del 29 dicembre 1808 aveva condannato a due anni di detenzione Giuseppe Ragno, originario di Staffolo, fornaro e barbiere domiciliato a San Paolo e balivo del comune, “accusato d’essere un partitante de Briganti”, mentre aveva assolto Giovanni Bondoni, calzolaio e canapino di Massaccio, dall’accusa di “aver tenuto discorsi il 22 agosto all’effetto di promuovere li Giovinotti di non obbedire alla legge riguardante alla Conscrizione, spingendoli di perdere l’armi di riunirsi ai Briganti”.116ASCC, Editti Bandi Decreti (1808-1809) vol. II, pag. 191.   
Malacari, Vice-Prefetto del Distretto di Jesi, il 2 giugno 1809 segnalando che due briganti sono comparsi nelle campagne di Castélplanio e Montecarotto, ricordava a tutti gli abitanti del distretto il dovere di farli arrestare e continuava: “Resta pertanto diffidato ogni Cittadino specialmente delle campagne, che sarà punito con l’arresto e col rigor delle leggi, qualora emerga che potendo consegnarli, o farli consegnare alla forza pubblica, non l’avrà eseguito, o che avesse prestato loro volontario soccorso, o che forzato a trattenersi seco loro non n’abbia fatto subito avvertire l’autorità e il Capo della Pattuglia Nazionale più vicino”.117Ivi, p. 324.   
Nonostante l’impegno della forza pubblica ed alcuni successi contro i “briganti”, il fenomeno continuò sia nel Dipartimento del Metauro che in quello del Musone: nel 1812 ancora si danno ordini, si organizzano “Colonne Mobili’, si mettono taglie, si promettono ricompense o segnalazioni presso il Viceré per chi avrà contribuito a “far cessare in brigantaggio”.118ASCC, Editti Bandi Decreti (1812), vol. IV, p.146(18 dicembre 1812); p. 148 (11 dicembre 1812); p. 150 (27 dicembre 1812).   
In Monte Roberto episodi di non risposta alla chiamata alle armi e di conseguente brigantaggio non si verificarono, almeno nei primi tempi; il sindaco Salvati in una lettera al Prefetto del Dipartimento del Metauro Casati, così sottolineava la tranquillità del paese e la sua sottomissione alle leggi nell’ultimo decennio e con il succedersi dei vari governi:  “[…] In febbraio del 1797 la Repubblica invase una parte dello Stato Pontificio, e fra tutta la Marca, e nel tempo del suo Governo provvisorio, che si sollevarono molti popoli, questo Paese non si mosse, e restò sempre subordinato alle leggi fino alla Pace di Tolentino. Quindi rientrò il Pontificio Governo, e Monteroberto restò sempre tranquillo. […] rientrarono [poi] le Armi Francesi in tutto lo Stato Pontificio, ne formarono l’estinta Repubblica Romana, ed i Paesi e Popoli di quasi tutta la Repubblica in più epoche di tempo ed in più, e più circostanze fecero infinite rivoluzioni suonando per ogni dove Campane a Martello, e questo Paese, in cui io ero Edile, non prese le armi verun cittadino, e nessun cittadino suonò le Campane a Martello.
Cessò qua il comando dell’indicata Repubblica Romana a Novembre del 1799 e subentrò l’Imperiale Reggenza Austriaca il di cui comando durò circa sette mesi, nel qual periodo di tempo io fui qui Presidente di un Reggenza Provvisoria, e -questo Paese fu sempre subordinato alle leggi e non si mosse veruno.
Nel Giugno del 1800, se non prendo errore, tornò ad occupare le Stato il vivente Pontefice Pio VII e dal tal tempo fino alli 11 del perduto Maggio questo Paese fu sempre quietissimo, e subordinato a tutte le Leggi. Da tale epoca delli 11 che entrò a comandare in questi tre Dipartimenti Napoleone il Grande Imperatore de Francesi, e Re ‘d’Italia fino al giorno di oggi Monteroberto con i due Paesi riuniti di Castelbellino, e Sanpaolo, sono stati subordinatissimi, ed obbedienti alle Leggi vigenti del Governo. L’affare della presente coscrizione me ne dà una prova molto grande.
Dal primo all’ultimo Conscritto tutti hanno obbedito all’Istruzione dei 21 Novembre 1807 e modificazione dei 6 Luglio perduto, ambi di Sua Eccellenza il Sig. Ministro di Guerra, e mio avviso al Publico dei 2 corrente, tantoche attesa l’indicata subordinazione dei Giovani Coscritti di questo Comune, e loro sperimentata osservanza a tutti gli ordini Sovrani, mi trovo con mia somma consolazione quasi al termine dell’ultimazione di tutte le liste delle tre classi della Coscrizione del 1808. 119ASCMR, Registro di lettere (1808-1809), pp. 35-36, lettera del 7 agosto 1808, n. 96