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223 8.2 L’ILLUMINAZIONE NOTTURNA

Non è senza interesse e curiosità che si leggono le ragioni e le motivazioni addotte dalla Magistratura di Monte Roberto nel proporre al Consiglio Comunale nel 1849 l’approvazione del “progetto per l’illuminazione notturna da attivarsi all’interno del paese”.
“Con il progredire dell’incivilimento dei Popoli, è scritto nella relazione, si accrebbero ognora i bisogni della vita Umana. Da questi sorsero i tanti nuovi ritrovati, le vantaggiose scoperte, l’ingrandimento del ‘commercio, il perfezionamento delle Arti. Ciò, che una volta non conoscevasi, divenne utile dapprima, poi necessario, e dalle grandi città, ove ogni elemento civile sviluppasi con maggiore facilità, propagossi gradatamente fino ai più alpestri villaggi. Così senza dubbio avvenne dell’illuminazione notturna, di cui debbasi oggi tener proposito. Gli antichi nostri Padri dediti nella massima parte all’Agricoltura ritiravansi sull’imbrunire alli loro focolari stanchi delle sofferte fatiche del giorno. A poco a poco le esigenze del lusso, le relazioni sociali indussero gli uomini ad impiegare anche porzioni della notte e lavori Artistici, e nei Studi; e nell’onesto e dilettevole conversare. Quindi le Contrade dei colti luoghi si videro di notte popolate al pari del giorno. Siccome però i tristi, di cui purtroppo abbonda anche in questi tempi di Civiltà, poterono col favore del buio farsi strada alla rapina, all’assassino, al delitto, ed allo sfogo delle più brutali passioni, così fu di mestieri trovare una guarentigia ai pacifici Cittadini nell’attivazione dei Fanali, che con la loro luce avrebbero disperso i traditori sempre vili, e timidi di quella, come i più schifosi animali. Al presente diffatti non evvi Paese, e direm quasi Borgata, che non abbia adottata l’illuminazione notturna. Noi soli adunque vorremmo restarne privi, Noi, che in tante circostanze, per quanto il consentirono le nostre forze seguimmo i movimenti dei più svegliati Municipj? Noi, che ne sentiamo un reale bisogno per i pericolosi, ed oscuri sentieri, che esistono nel Paese? Nò, non sia vero. Il Popolo dessidera l’illuminazione nottúrna, e deve essere soddisfatto. Anche la Guardia Cittadina, che è una parte eletta del Popolo, la brama, perché con tale beneficio potrà meglio vegliare alla difesa del Paese, e dalla pubblica Sicurezza senza tema di essere proditoriamente aggredita. Non dee badarsi ad un piccolo sagrificio d’interesse, quando l’utile, che se ne ricava è grande, e lo sorpassa. Convinti Noi di questa verità, ad onta delle strettezze della Nostra Finanza, sottoponiamo con fiducia alla vostra approvazione il seguente progetto”. 13 ASCMR, Consigli (1843-1849), 29 aprile 1849.
Dopo una così ampia relazione, che non manca anche di qualche eco del momento politico che si stava vivendo (la Repubblica Romana), la proposta non poteva che essere approvata all’unanimità.
Il progetto prevedeva l’installazione per il mese di luglio 1849 di “due lampioni di prima classe all’interno del Paese” e di un terzo, “a lanterna” fissato al muro in contrada Poggetto, all’angolo cioè tra l’attuale via Francesco Giuliani e via Gaspare Spontini.
Solo in parte era vero che “al presente […] non evvi Paese, direm quasi Borgata che non abbia adottata l’illuminazione notturna”, erano gli anni che si stava progettando un po’ ovunque nei paesi, ma dappertutto ancora non c’era. Jesi l’aveva realizzata nel 1831; 14 Cinti Vitaliano, Vivere a Jesi nell’Ottocento, Jesi 1982, p. 201. Massaccio ne aveva parlato per la prima volta il 14 marzo 1836 15 ASCC, Consigli XXVI/I, pp. 90-91. si dovettero però attendere ben ventidue anni, cioè il 1858, prima di vedere Concretizzato il progetto 16 Ceccarelli Riccardo, Olio, petrolio elettricità: cinquant’anni di pubblica illuminazione, in Cupra Notizie (supplemento a Il Comune di Cupra Montana) edito nell’agosto 1991 in occasione dell’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione pubblica.
Tre lampioni a Monte Roberto, dieci a Massaccio, cinquantanove a Jesi, erano ben poca cosa, ma notevole per l’epoca se pensiamo che fino ad allora Jesi ed i nostri paesi vivevano di notte nel buio più completo, solo di tanto in tanto in occasione di qualche festa importante la notte veniva illuminata con qualche “luminaria”, per il resto si circolava da sempre con torce o lanterne in mano per rischiarare la strada.
Parigi, per fare un esempio, ebbe l’illuminazione notturna solo nel 1667: lampioni con una sola candela che durava all’incirca dal crepuscolo fino a mezzanotte, venivano accesi dal mese di novembre fino a febbraio, solo dal 1671 si arriverà fino a marzo. A Londra invece i lampioni si accendevano solo nelle notti senza luna.
Inizialmente nei lampioni si usava olio di oliva, poi attorno al 1860, a Cupramontana, si cominciò nel 1864, si cominciò ad usare il petrolio. 
La luce elettrica, anche per la pubblica illuminazione, fu introdotta nel 1910 incaricando la Ditta Fazi-Cerioni di Cupramontana per la realizzazione della apposita linea per Monte Roberto e Castelbellino. 17 ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1909-19 12), 30 ottobre 1910, p. 47.  
A Pianello dove ancora non c’era l’illuminazione elettrica, erano in funzione due lampioni a petrolio.