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249 9.1 IL GIOCO DELLA RUZZOLA

 È praticato ancora oggi da non pochi appassionati.
Un tempo la strada preferita da questo gioco era costituita dalle attuali via S. Marco e via Pace, la strada che da Castelbellino saliva verso Maiolati toccando l’esterno del castello di Monte Roberto. Quando sullo scorcio dell’Ottocento fu costruita la “provinciale dei castelli” si scelse quella strada; ora, ma solo sporadicamente per qualche tiro tra amici si ritorna sull’antico tracciato, rimanendo la strada provinciale quella preferita per le gare organizzate.
Il gioco della ruzzola era diffuso nei secoli passati in tutta la Vallesina, alla sua regolamentazione si interessavano Vescovi e Governatori almeno dal Seicento in poi.
Era proibito nei giorni di festa nelle strade che conducevano ad una chiesa, né si poteva giocare a ruzzola davanti alle chiese o ai monasteri di monache. Per il gioco si usavano ruzzole di legno, ma più spesso le ruzzole erano fatte di forme di formaggio stagionato, tanto che si parlava di “gioco del cassio et rotola”, 5 ASCC, Lettere del Comune di Jesi (1535-1657), lettera del Governatore Mons. Onorato Visconti del 7 febbraio 1609. o di “giocare al formaggio”. 6 ASCC, Minute-Copia lettere (1800-1808). Al Governo di Jesi, 19 dicembre 1800.
Ogni gara richiamava sempre tanta gente, era un divertimento dei poveri sia nel praticarlo (lo praticavano però anche coloro che poveri proprio non erano; agli ecclesiastici ad esempio fu proibito più di una volta) sia nell’assistervi: i ragazzi accorrevano per primi per accogliere le ruzzole dopo i lanci, ma anche per raccogliere e mangiare le scheggie e i frammenti di formaggio quando le forme nonostante la loro stagionatura si rompevano, e poteva accadere con una certa frequenza. 7 Ceccarelli Riccardo. Il gioco della ruzzola, Moie 1984 e nuova edizione ampliata, Provincia di Ancona, Ancona 2002.