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141 6.1 DALLA PIEVE ALLA PARROCCHIA

L’intero territorio di Monte Roberto era compreso fino al sec. XIII nell’ambito della Pieve di Morro Panicale che si estendeva anche all’attuale territorio di Castelbellino e di Maiolati. Era una delle sette pievi della diocesi di Jesi, la seconda per ampiezza per un totale di kmq. 40,85. 1Urieli C., Jesi e il suo Contado, vol. II, p. 150.
Molte erano le chiese sparse nel territorio di Monte Roberto, di queste, tranne l’abbazia di S. Apollinare, rimane soltanto il ricordo in qualche toponimo o il nome segnato negli antichi catasti.
Chiesa di S. Silvestro de Curtis, sorgeva in un omonimo fondo; se ne ha memoria oggi nel nome di via S. Silvestro nei pressi del quale era ubicata la chiesa stessa. È ricordata per la prima volta nel 1290 quando già era parrocchiale, ma doveva essere più antica. Verso la prima metà del Quattrocento era distrutta e sostituta da una nuova chiesa con lo stesso titolo costruita a ridosso delle mura castellane. Negli ultimi decenni del Settecento fu demolita per far posto alla nuova chiesa parrocchiale. 2Cherubini A., Le antiche pievi della Diocesi di Jesi, cit., pp. 64-65.
Chiesa di S. Apollinare, ricostruita nel sec. XIII, ancora esistente, di essa si parlerà più ampiamente nelle pagine seguenti.
Chiesa di S. Giovanni di Antignano, era la chiesa dell’omonimo monastero che sorgeva non lontano dall’abbazia di S. Apollinare. Chiesa e monastero, duramente attaccati dai soldati del comune di Jesi nel 1284, sopravvissero per almeno altri due secoli, fino alla metà del XV secolo. 3  Urieli C., :lesi e il suo Contado,vol.I, tomo 2, p. 283.Urieli C., Jesi e il suo Contado, vol.11, p. 172 e pp. 197-198. Cherubini A., op. cit., pp. 65-66.
Chiesa di S. Antonio di Antignano, nei pressi di quella di S. Giovanni di Antignano di cui era probabilmente una dipendenza: è ricordata dall’attuale via S. Antonio nei pressi di Passo Imperatore lungo la strada provinciale “Planina”. 4Cherubini A, op. cit., pp. 66-67.
Chiesa di S. Elena della Serra, è ricordata in un catasto jesino (nel fascicolo “Monte Roberto”) della seconda metà del Quattrocento. Difficile una sua esatta ubicazione, il toponimo richiama zone sia a destra che a sinistra del torrente CesoIa sia un’area nei pressi della chiesa di S. Giorgio, con tutta probabilità era ubicata in quest’ultima zona. 5Ivi, p. 67.
Chiesa di S. Giorgio, la chiesa è attribuita a volte al territorio di Castelbellino, altre a quello di Monte Roberto, nel luogo dove sorgeva infatti (Borghetto) corre tuttora il confine tra i due comuni; nelle visite pastorali fino al 1747 è compresa nella zona parrocchia di Monte Roberto, dal 1750 in poi – dopo la sua ricostruzione – in quella di Castelbellino. È ricordata per la prima volta nel 1105 e andò in rovina verso la metà del Settecento. Abbazia camaldolese, appartenne poi ai monaci di S. Biagio di Fabriano. 6Ivi, pp. 63-64. Priva del necessario per essere officiata, nel 1726, “niente ha della chiesa se non il nome, serve da granaio e da magazzino”, è quasi una stalla. La situazione non cambia di molto nel 1740: è officiata una sola volta all’anno, provvedono i fratelli Meriggiani, enfiteutici dei beni, che ricevono l’ordine di demolirla. Il 15 novembre 1741 si fa un contratto tra Francesco Meriggiani ed il Monastero di S. Biagio di Fabriano in cui il Meriggiani si obbliga a ricostruire la chiesa. 7ASCMR,  Registro  delli Bollettini (1711-1775), c. 230v. Viene ricostruita verso il 1747, poco distante, in contrada Montali, nei pressi della Villa Meriggiani; nel 1750 è abbastanza decente. 8Urieli C., Archivio Diocesano Jesi – Visite Pastorali, ds. 1989 p. 214.
Buona parte delle chiese è di Origine monastica, alla presenza operosa dei monaci benedettino-camaldolesi si deve la rinascita economica e sociale della Valle dell’Esino, essi inoltre hanno avuto un ruolo non indifferente nella “cura d’anime” nelle zone dove erano presenti.
Il sistema organizzativo ecclesiastico delle pievi realizzatosi contemporaneamente alla loro presenza andò dissolvendosi con il formarsi dei castelli nei sec. XII-XIII.
Si assiste così nel corso del Trecento al “radicale rinnovamento della struttura territoriale della diocesi di Jesi”, “nascono pertanto altrettante parrocchie quanti sono i castelli del Contado”, mentre vengono meno tante altre piccole parrocchie rurali facenti capo ad altrettante chiese. 9Urieli C., Jesi e il suo Contado, vol. II, pp. 141-169.
Da ricordare inoltre come le abbazie benedettino-camaldolesi conoscano dal Trecento al Quattrocento una crisi irreversibile che le porterà a ridurre di molto la loro presenza numerica e patrimoniale, molti dei loro beni passano infatti al Vescovo e al Capitolo della Cattedrale, i terreni dell’Abbazia di S. Apollinare, ad es., diventano proprietà del Priore della Cattedrale di Jesi, l’Abbazia di S. Benedetto dei Frondigliosi di Castelplanio e relativi beni del Vescovo di Jesi.
Una profonda trasformazione si verifica nella struttura della chiesa jesina in questi secoli segnando direttrici e costanti, assetto territoriale, proprietà fondiarie ed enfiteusi ecc., che arrivano fino all’Ottocento; la divisione parrocchiale secondo i castelli invece rimarrà sostanzialmente invariata fino ai nostri giorni.
Per Monte Roberto già nel 1290 troviamo che la chiesa di S. Silvestro di Curtis è detta parrocchiale una delle tante parrocchie del sistema plebale. È del 1381 invece un documento che parla di un “Presbiter Montis Roberti” insieme a “presbiteri”, “pievani” degli altri castelli del Contado: 10Ivi, p. 156. non si elencano più le chiese e i relativi titoli secondo la struttura delle sette pievi usata fino allora, segno evidente che già il sistema parrocchiale secondo il territorio dei castelli, almeno per quanto riguarda il territorio rurale del contado, era un dato di fatto.