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198 7.3A PALOMBARE

A ricordarle per il territorio di Monte Roberto sono gli unici due catasti che ci sono rimasti nell’Archivio Comunale, ambedue del Settecento; se ci fossero stati anche quelli dei secoli precedenti avremmo potuto fare confronti con il limitrofo territorio di Massaccio-Cupramontana la cui prima palombara è testimoniata in contrada S. Michele nel 1544, 52 Ceccarelli R., Le strade raccontano, p. 209. con quella, ancora in ottimo stato di conservazione, in contrada Fontegeloni nel comune di Serra S. Quirico, datata 1583, non tralasciando quella restaurata agli inizi degli anni Novanta in contrada S. Maria nel comune di Rosora. Erano costruzioni più alte in genere delle case coloniche, ad esse aggiunte o isolate, adibite all’allevamento dei piccioni (palombi) destinati all’uso alimentare il cui guano era utilizzato come ottimo fertilizzante per i terreni. Il numero delle palombare si accrebbe tra il Cinquecento e il Seicento nel territorio di Massaccio con una flessione nel corso del Settecento, e se questo andamento può essere analogo per il territorio di Monte Roberto, dobbiamo ipotizzare che nel Seicento, inizi Settecento, fossero ben più numerose delle 17 che troviamo a metà del secolo. 53 ASCMR, Catasto (sec. XVIII-1743). Di queste, 11 erano situate in contrada Rovegliano fin giù nel piano, tutte indicate come “casa e palombara’, eccetto quella di Gentile Amatori “terra arativa con palombara”. Proprietari con una palombara erano la Comunità di Monte Roberto, Carlo Colini, il marchese Federico Silvestri Fabi e Tranquilli, mentre Francesco di Lutio, il marchese Giuseppe Honorati ne avevano due in diversi terreni di loro proprietà. Le altre erano di Costantino Paziani (contrada Villate), di Francesco di Nicodemo (contrada Ciampana), Girolamo Fiordelmondo (contrada della Valle), dei fratelli marchesi Piersimone, Angelo, Flaminio e Pio Ghislieri (contrada Passo Imperatore) e di Leonida Leoni (contrada Olivella). Dopo qualche decennio l’altro catasto, registra solo nove volte “casa e palombara” e una sola volta “casa e palombara” quella del Tenente Ridolfo Leoni da Staffolo in contrada del Noceto, la stessa casa di contrada Olivella, nel frattempo probabilmente riassettata. Alcune erano rimaste, come quelle della Comunità di Monte Roberto, del marchese Giuseppe Honorati, dei fratelli Ghislieri, Flaminio l’aveva conservata a passo Imperatore, gli altri Angelo, Piersimone e Pio ne costruirono un’altra in contrada Cesola; altre passarono di proprietà, pochissime sembrano essere quelle nuove; Michele Turchi da San Severino l’aveva in un podere presso il Trivio (Pianello), l’Abbazia di S. Apollinare vicino alla chiesa e Pier Simone Dpminici segretario comunale di Monte Roberto aveva con i beni dotali dalla moglie Orsola Mazzini un “gasmo con palombara”, in contrada La Valle o S. Brigida. 54 ASCMR, Catasto (sec. XVIII). La palombara di Passo Imperatore di proprietà dei marchesi Ghislieri non aveva grosse dimensioni, era situata presso la strada ed il fosso limitrofo, dando origine, come abbiamo visto, ai toponimi fosso della Palombaretta e strada della Palombaretta. Notevole il ruolo economico svolto per diversi secoli da queste strutture agricole, attualmente dalle nostre zone quasi del tutto scomparse o riutilizzate‘ come magazzini; se richiesta fu per secoli la carne di piccione altrettanto apprezzato fin dall’epoca romana era il concime derivato dallo sterco dei piccioni per la fertilizzazione dei campi. 55 Volpe Gianni, Casa Torri Colombaie, Maroni, Ripatransone 1983, pp. 49-59. Paci Renzo, Sedimentazioni storiche nel paesaggio agrario, in Nelle Marche Centrali, vol. pp. 117-118. Insediamenti Rurali Case coloniche…, op.cit..,-pp. 172, 176.